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Ritmi serrati per il federalismo

di Valentina Melis

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6 Settembre 2008

Far entrare in vigore la legge delega sul federalismo fiscale a gennaio 2009 e redigere i decreti attuativi nei primi sei mesi del nuovo anno. È questa la tabella di marcia che il Governo conta di seguire per dare attuazione rapida alla riforma. Lo schema di disegno di legge presentato mercoledì dal ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ai rappresentanti degli enti locali dovrebbe essere esaminato in un preconsiglio dei ministri prima del 18 settembre, quando dovrà passare al vaglio della Conferenza unificata con le Regioni. Sarà poi approvato dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento è collegato alla Finanziaria "leggera" per il 2009 e dovrebbe quindi seguirne i tempi.
Appare probabile, comunque, che la bozza di disegno di legge sia nuovamente modificata. Lo stesso ministro Roberto Calderoli ha precisato ieri che «il testo vero sarà quello che andrà in Consiglio dei ministri e su quello - ha aggiunto – accetterò critiche e rilievi».

Sulla polemica per l'esclusione dal novero delle città metropolitane di Bari e Venezia, il ministro fa sapere che in base alla versione definitiva dell'articolo 12 del progetto di legge, una maggiore autonomia sarà attribuita «a tutti i Comuni capoluogo delle aree metropolitane, indipendentemente dal numero di abitanti». Altri punti su cui i tecnici dell'Economia stanno ancora lavorando, in vista di possibili modifiche, sono il ruolo delle Regioni nella gestione del fondo perequativo e la definizione della fiscalità immobiliare, le cui entrate andranno ai Comuni. Proprio quest'ultimo punto, con i timori espressi da più parti di un inasprimento delle imposte sulla casa, continua ad animare il dibattito sulla riforma: Confedilizia e le altre associazioni di proprietari di immobili chiedono che il federalismo «non si risolva in aggravi fiscali». Per la Confesercenti, «le ipotesi che circolano sulle nuove tasse, dopo l'abolizione dell'Ici, sembrano far parte più del gioco delle tre carte che di un progetto di riforma nuovo e improntato all'efficienza».

Timori rilanciati dalla politica. Il sindaco di Torino e ministro ombra per il federalismo del Pd, Sergio Chiamparino avverte: «Non vorrei che rientrasse dalla finestra quello che si è cacciato dalla porta, peggiorandolo. Cioé che si introduca una tassazione immobiliare con il rischio di aumentare la pressione fiscale e penalizzare chi ha meno redditi». Dello stesso tenore le osservazioni del responsabile del dipartimento economico dell'Udc, Gian Luca Galletti: «Il federalismo fiscale sotto forma di semplificazione – dice – reintrodurrà l'Ici, che costerà ancora di più ai cittadini». Persino il sottosegretario alle Infrastrutture, con delega alle Politiche per la casa, Mario Mantovani (Fi-Pdl) ha diffuso una nota per dire «no a una nuova tassa sulla prima casa».

A escludere nuove tasse sugli immobili intervengono numerosi componenti della maggioranza di Governo, a partire dal ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto: «L'Ici è un capitolo chiuso e superato», spiega. «La previsione di un nuovo tributo, nell'ottica di un'autonomia finanziaria dei Comuni, non vuol dire - ha aggiunto - tassare la prima casa o la nuda proprietà. Si può immaginare, per esempio, un intervento sul reddito prodotto». Compatta nel respingere qualsiasi ipotesi di reintroduzione dell'Ici anche An: «Fino a quando ci saremo noi al Governo – garantisce il ministro della Difesa Ignazio La Russa – posso assicurare che non sarà reintrodotta nessuna tassa sulla prima casa».
Legautonomie valuta positivamente, nella bozza Calderoli, «la semplificazione e l'accorpamento in un solo tributo di tutte le imposte che gravano sugli immobili e la devoluzione del gettito ai Comuni», ma sottolinea che restano nodi irrisolti. «Non é indifferente – si legge in una nota dell'associazione di Comuni – optare per una compartecipazione al gettito Irpef o al gettito Iva, che é distribuito più omogeneamente sul territorio».
I sindacati, poi, chiedono di essere coinvolti dall'Esecutivo nella discussione sull'attuazione del federalismo: «Il Governo ci convochi per esaminare il testo», reclama il segretario confederale dell'Ugl, Marina Porro, mentre la segretaria confederale Cgil, Vera Lamonica, sottolinea l'esclusione dal dibattito «delle forze sociali e delle istanze dei lavoratori».

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